Quando il “genere” fa la differenza

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Parlare di medicina di genere in ambito ostetrico e ginecologico potrebbe sembrare poco appropriato, perché la nostra specialità è per definizione considerata genere-specifica e quindi marginalmente interessata a conoscere le differenze sesso-specifiche in termini di prevenzione, trattamento e risposta alle terapie, nonché nella ricerca preclinica e clinico-epidemiologica. In verità i ginecologhi e le ostetriche hanno il grande privilegio di poter osservare da vicino l’evolversi del genere dalla vita intrauterina in poi in entrambi i sessi e di tutelare la salute della donna in un’ottica multidisciplinare nel corso delle tappe critiche della vita riproduttiva (menarca, gravidanza, menopausa) e dei suoi possibili disordini (infertilità, complicanze ostetriche), incluse le varianti naturali del comportamento sessuale e le disforie di genere.

Oggi, relegare il nostro ruolo a quello di specialisti della patologia del tratto riproduttivo femminile è inammissibile, significa negare l’opportunità formidabile di promozione della salute e counselling preventivo che il ginecologo/ostetrico ha nella sua pratica quotidiana. Inoltre, nessuno meglio del ginecologo è in grado di riconoscere fattori di rischio per la salute vascolare e metabolica correlati alla riproduzione femminile, che solo in tempi recenti sono emersi nella loro importanza.

Le conoscenze della medicina genere-specifica devono pertanto far parte del bagaglio culturale del ginecologo/ostetrico, come strumento di appropriatezza clinica, per un approccio individualizzato alla prevenzione e alle cure, che sia consapevole delle vulnerabilità specifiche e delle diseguaglianze di salute.